oibbò che serataccia ieri.. mi sa che ho bevuto troppo!!!

una storia per Natale

Un bambino. Una famiglia povera. Un luogo qualunque, in una notte qualunque. 2000 anni fa, per chi ci crede.

Un bambino. Una famiglia povera. Un orfanotrofio qualunque. fine 1800, per Charles Dickens.

Un bambino. Una famiglia povera. Un orfanotrofio qualunque. inizio 1900, per l’anagrafe.

Tre “natali” ma la stessa storia: il primo è il Gesù il Salvatore, il secondo è Oliver Twist, il terzo è mio bisbis nonno.

Quello che voglio dire riguardo al Natale ha a che fare con queste storie. Sì, perché non starò a spiegare che vuol dire Natale  in “senso biblico” a chi non crede perché sarebbe inutile chiedere ti riempirsi il cuore di una gioia per una cosa che non riguarda agli altri.

Allora dirò piuttosto di una storia che è accaduta realmente e il cui esito ci dovrebbe riempire di gioia per quanto la vita sia assolutamente imprevedibile e in fondo, anche giusta con chi merita giustizia.

La storia riguarda quei tre personaggi che ho elencato poco sopra.

Oltre chi dà o meno credito alla divinità di Gesù, ricorderete tutti la storia del bambino nato in umili e penose condizioni, fatto che poteva esser ben accaduto in quell’epoca al di là della fede o meno. Che futuro ci si aspettava che avrebbe avuto? Egli ha dato vita a qualcosa di grande. Una chiesa, una religione, una fede. È stato un grande uomo.

Oliver Twist è l’esempio dell’umile nella società vittoriana inglese. Abbandonato da piccolo subisce molteplici angherie prima in orfanotrofio e fuori da esso la sua esistenza non trova pace… ma il piccolo lotta e non rinnega la sua vita, non si arrende e tira avanti. Che futuro gli aspetta? Sarà adottato e riconosciuto. Le sue sofferenze saranno appagate con un futuro tranquillo e comodo.

Infine, il mio bisbis nonno che ha proprio l’aspetto di un personaggio dickensiano. La sua infanzia è in un orfanotrofio con il fratello gemello, cresce e vive in quell’ambiente ricavandone un carattere forte, finché viene adottato da una giovane coppia di stranieri appena trasferitisi nell’isola. Separato dal fratello sì, ma egli cambia la sua vita e si rifà dei momenti passati persi senza famiglia. E senza di lui, senza questa strana assurda storia, io non sarei qua.

La morale, anzi il messaggio universale del Natale per chiunque, e non solo per i cristiani, ma per neri, bianchi, musulmani, atei, circoncisi, carcerati, abbandonati e quanti altri è unicamente LA SPERANZA!

Vuol dire che bisogna credere oggi più che mai che se viviamo un momento di crisi con le persone a cui vogliamo bene domani ci sarà un giorno in cui si metterà da parte tutto per fare la pace! Che se viviamo un momento di difficoltà domani quelle difficoltà si risolveranno e noi saremo lì a godere il momento in cui staremo meglio.

E se le difficoltà saranno troppo alte godremo delle pause tra l’una e l’altra apprezzando le 24 ore o i minuti che le distanziano.

E se le sentiremo addosso pressanti avremo un cuore e una testa rivolti altrove, là già dove sappiamo che un giorno staremo meglio. PERCHÈ UN GIORNO STAREMO MEGLIO.

Poi torneranno a tormentarci e farci odiare questa vita.

Ma prima del prossimo anno tornerà quello spirito che ci rende felici di essere vivi insieme alla rinascita perché …

CREDIAMO IN NOI STESSI

CREDIAMO CHE OLTRE AL NERO CI SIA IL BIANCO

CREDIAMO CHE OLTRE AL MALE CI SIA IL BENE

e lo crediamo perché lo distinguiamo!

Perciò fate di questo giorno il migliore che potete, e se sarà una merda come tanti altri giorni, aspettate il vostro Natale e festeggiatelo con la stessa gioia che riempie il cuore di chi è rinato. Amen.

Damn it

G.

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